Un giorno mi capitò di leggere un annuncio pubblicitario che recitava pressappoco così: Abbiamo molti concorrenti ma nessuna concorrenza. L’idea era che nonostante l’azienda avesse diversi partecipanti allo stesso settore di mercato (i concorrenti), non ci fosse in realtà nessuna vera concorrenza, ovvero nessuna azienda capace veramente di impensierirli. Un annuncio magari un po’ provocatorio ma interessante per gli spunti che può fornire.
Voi conoscete i vostri concorrenti? Certamente sì. Le aziende investono parecchio tempo ad analizzare le tattiche e le motivazioni dei concorrenti. Dedicare il tempo e le energie di risorse preziose ai concorrenti significa però lusingarli. Il concorrente che venisse a sapere di essere considerato una minaccia, introdurrebbe espedienti al solo scopo di alimentare la vostra preoccupazione. I concorrenti si nutrono del pensiero che voi li consideriate tali. L’obiettivo principale di un concorrente è danneggiarvi e distrarvi dai vostri veri obiettivi.
La concorrenza è invece un qualcosa di diverso. La concorrenza serve a innalzare l’asticella contro la quale misurate l’efficacia dei vostri piani e azioni. La vera concorrenza sono coloro che vi ricordano che potreste fare bene come loro.
I concorrenti evocano emozioni negative come l’invidia, la rabbia e la paura. La concorrenza evoca invece emozioni positive quali il rispetto e l’ammirazione. I concorrenti sono aziende o persone che vogliono le stesse cose che volete voi, mentre la concorrenza sono tutti coloro che fanno ciò che vorreste fare voi. L’ossessione per i concorrenti potrebbe spingervi in un abbraccio negativo, mentre l’attenzione alla concorrenza vi mostrerà la strada da percorrere per crescere.
Immaginate un manager orgoglioso di due dei suoi dipendenti, super competitivi e in lizza tra loro. Questo manager potrebbe incoraggiare la loro rivalità, convinto, così facendo, di stimolarli verso obiettivi più elevati. Col tempo però, questa continua spinta alla lotta potrebbe diventare insostenibile e fomentare la prevaricazione e il pettegolezzo e, magari, azioni di sabotaggio. Potremmo anche voler razionalizzare questa situazione pensando che, in fondo, è normale: gli uomini sono come animali, ed essendo la supremazia sul gregge una normale espressione dell’istinto di sopravvivenza, tutto ciò è inevitabile. Ma a differenza degli animali, che si evolvono solo biologicamente, gli esseri umani sono capaci d’introspezione. Se i due membri del team avessero accettato la competizione tra loro, o con i colleghi e i superiori in azienda, avrebbero scoperto qualità che sarebbe valsa la pena emulare. Riconoscendo all’altro solo il ruolo di concorrente, non hanno spinto oltre lo sguardo, riducendo il tutto a un gioco da vincere con qualsiasi mezzo.
Parlando in prima persona, nel passato ho lavorato in una nota multinazionale dell’IT dove avevo la chiara impressione che il mio collega fosse il mio primo concorrente. E d’altra parte come dargli torto: chi altro poteva ambire a qualsiasi nuovo posto di responsabilità se non il collega dell’ufficio a fianco. Ostacolare e denigrare il collega era quindi un mezzo per mettergli i bastoni tra le ruote. Il primo potenziale amico, il collega che poteva essere amico e collaboratore, diventava il tuo vero avversario. Pensate se questa tattica fosse applicata da un gruppo di Marines: lottando tra di loro, quella trincea nemica non la prenderebbero mai!
La stessa azienda aveva poi la consuetudine di dare un ranking ai dipendenti di un dipartimento e di accompagnare alla porta coloro che risultavano nei percentili più bassi di valutazione. Quindi non i cattivi (in senso assoluto, ovvero quelli incapaci di dare un contributo al business dell’azienda), bensì quelli classificati come peggiori. E quindi non era importante essere validi: era importante essere (o apparire) meno peggio del collega! Meglio quindi fermarsi in ufficio per quel file Excel che il capo voleva per la riunione del giorno dopo che far visita a un cliente per sviluppare un business che si sarebbe forse concretizzato nei 12 mesi successivi. Primum vivere, deinde philosophari, come insegnano il filosofo Hobbes e il Carpe Diem di Orazio.
Insomma, con i concorrenti non si può fare altro che cercare di superarli, dal momento che ambiscono al nostro stesso traguardo. La concorrenza, invece, se riconosciuta come tale, vi permetterà di chiarire i vostri obiettivi e i metodi da utilizzare per raggiungerli, stimolandovi a fare vostre abitudini e caratteristiche atte a migliorarvi.
Meno attenzione ai concorrenti quindi. Più alla concorrenza. Ne vogliamo parlare?
[per leggere l’articolo sulla rivista clicca QUI]