Quando parliamo di cloud, parliamo di tanti aspetti che possono avere un impatto forte verso le infrastrutture aziendali. L’area che però , rispetto ad altre declinazioni del cloud, è sempre stata considerata un po’ come la più critica è quella del SaaS (Software As A Service). Non parliamo tanto dell’utilizzo di applicazioni native cloud, già concepite per questo tipo di architettura (Salesforce.com …), quanto piuttosto dello spostare sulla nuvola le applicazioni aziendali già esistenti, quelle cosiddette “legacy” e magari talvolta anche un po’ datate.
Molte aziende stanno infatti valutando se l’hosting delle proprie applicazioni sul cloud sia la strada giusta e in che tempi. La risposta a questa domanda dipende in realtà molto dallo stato della tecnologia all’interno della società e dalla complessità delle operazioni correlate al porting, fattori che ovviamente variano col passare del tempo e con l’evolvere della tecnologia e del business. Ad esempio, una società di nuova costituzione può considerare con favore un modello integralmente “Cloud First”, dove tutte le infrastrutture e le applicazioni dovrebbero essere indirizzate sulla nuvola, il che semplifica notevolmente l’IT per questa impresa e consente di sfruttare un modello pay-per-use. Invece, le imprese con applicazioni legacy ed esistenti forti investimenti in centri dati dovrebbero valutare queste 5 considerazioni fondamentali prima di passare al SaaS/cloud, in tutto o in parte. Ve le propongo qui di seguito.
- Sostenibilità finanziaria
Comprendere il TCO (Total Cost of Ownership) della vostra piattaforma di applicazioni o infrastruttura è il primo punto da dove iniziare. Occorre sviluppare un accurato modello dei costi, che incorpori tutto quanto si può valutare: i costi interni di infrastruttura, le licenze e il supporto, al fine di confrontare il costo di hosting esterno nel cloud. A seconda dell’efficienza della vostra organizzazione IT, spostare tutto o parte sul cloud può essere o no la risposta giusta (ed anche indicare i tempi e modi dell’eventuale transizione). E’ poi anche importante conoscere le priorità all’interno del modello finanziario dell’intera azienda, e capire qual è il compromesso migliore tra le spese in conto capitale (quindi gli acquisti per investimento, tipiche da infrastrutture data center interne) e quelle operative (i noleggi e i costi ricorrenti di supporto, tipiche del cloud). In poche parole: occorre conoscere bene i propri costi e compiere un accurato benchmarking per poter prendere una decisione informata. Regola #1: misurare e valutare, aggiornando queste valutazioni nel tempo
2. Complessità di integrazione
Le applicazioni con poche interfacce, magari standard, sono le più adatte per passare al cloud. Applicazioni altamente integrate o con connessioni complesse a sistemi legacy richiedono invece notevoli investimenti di migrazione per essere spostate fuori dai data center aziendali, il che può annullare (o comunque ridurre) i benefici previsti. Regola: iniziare il viaggio nel cloud con applicazioni stand-alone e/o con API standard.
3. Sensibilità e criticità dei dati
Il contenuto e il tipo di dati che si spostano è un fattore chiave nella valutazione della migrazione verso il cloud. Quindi è bene valutare i tipi di dati applicativi che saranno ospitati nel cloud, anche a livello dei loro requisiti normativi o di privacy. Dati altamente sensibili o “classified” possono certamente essere più adatti a rimanere all’interno. Regola #3: creare una classificazione dei dati delle applicazioni e capire la sensibilità dei dati contenuti all’interno di esse.
4. Sicurezza
La sicurezza è sempre meno di una preoccupazione trattando con i principali fornitori di servizi in cloud, in quanto questi ultimi hanno la capacità di investire significativamente di più in questi ambiti rispetto ad una media impresa. Tuttavia, il profilo di rischio di ogni azienda e di applicazione è diverso. Regola #4: creare un profilo di rischio per la sicurezza delle vostre applicazioni e conoscere la tolleranza al rischio della vostra azienda.
5. Idoneità della piattaforma prescelta
Non tutte le applicazioni sono adatte per il cloud e non tutte le piattaforme sono pronte per essere migrate. Applicazioni batch o su mainframe in genere non sono migrabili senza una significativa riscrittura. Le applicazioni basate sulle piattaforme Intel sono quindi la scelta migliore, più immediata e praticabile. Regola #5: segmentare le applicazioni basate sul tipo di piattaforma per valutare più facilmente l’idoneità della migrazione al cloud.
In sintesi
Lo spostamento di applicazioni verso un cloud provider può essere estremamente vantaggioso per le aziende in termini di velocità, costo e semplicità. Ma per navigare con successo verso il cloud, i CIO devono decidere da dove cominciare. La regola riassuntiva: valutare ogni applicazione a livello di sostenibilità finanziaria (a volte è meglio buttare la vecchia applicazione?), complessità di integrazione, sensibilità dei dati, sicurezza, e idoneità della piattaforma. Questa analisi contribuirà a fornire le informazioni necessarie per muoversi nel cammino verso il cloud.
Ma attenzione: fino ad adesso abbiamo parlato di spostare le applicazioni. Non abbiamo invece parlato di spostare i server, lo storage (soprattutto in ambito “big data”, con i dati spesso in esplosione esponenziale e le vecchie architetture NAS/SAN che fanno fatica a seguire il passo), il backup … Queste sono invece scelte spesso meno critiche, e dove il cloud è sempre di più una risposta ovvia. E quindi si può cominciare il viaggio verso il cloud con un cammino più in discesa. Vogliamo parlarne? (mailto:primobonacina@gmail.com)