Abbiamo sviluppato competenze ed esperienze nella gestione dei social media B2B e nella scrittura di siti web innovativi e success story per alcuni dei nostri principali clienti (qui la lista completa). Ti va di leggere i loro messaggi di apprezzamento? O, meglio, perché non ne parliamo di persona?
Su questo argomento ti proponiamo un articolo che parla di come scrivere: Alessandro Zaltron, scrittore e storyteller, ci parlerà dell’unità minima della comunicazione scritta, le parole. Ci racconterà perché sono così importanti.
“Scrivo ossessionato da una specie di mania della precisione nel mettere parole una dietro l’altra”. Ci racconti meglio di questa tua “mania” (leggi “professione”)?
Come dico nel sito www.alessandrozaltron.com, non faccio molte cose: compongo parole, di solito scritte. Scrivo libri miei, scrivo libri per altri. Insegno a scrivere per essere efficaci nel proprio lavoro. Presento incontri e parlo alla radio. Scrivo parole amorose, perché amo le parole. La scrittura è uno dei pochissimi campi in cui è impossibile raggiungere la perfezione. Questo dato di fatto costituisce uno sprone per chi intende migliorarsi e una fonte di frustrazione per gli altri: scrivere non è un mestiere per tutti. Dopo 25 anni di attività legata alla scrittura mi considero ancora un apprendista; però, a differenza di un tempo, padroneggio un certo senso critico sul mio lavoro e posso condividere alcune competenze con chi lo desidera.
Il sottotitolo del tuo – bellissimo – libro “Le parole sono importanti” recita “scriverne poche e bene per lavorare meglio”. Cosa intendi con “poche”? E con “bene”?
Per “poche” intendo quelle necessarie a comunicare un determinato concetto o una certa emozione, non una parola in più. Nei miei corsi mostro che qualsiasi frase può essere ridotta (mediamente di un terzo) senza perdere contenuti e anzi acquisendo in efficacia. Se dovessi sintetizzare cosa intendo per “usare bene le parole”, direi: arrivare subito al nucleo del discorso, usare un linguaggio il più possibile simile alla lingua parlata, ridurre i forestierismi e i linguaggi gergali ai soli casi di espressioni prive di equivalente sintetico in italiano, pensare all’interlocutore prima di accingersi a scrivere. Ah, essere educati per evitare le conflittualità sterili.
Quali sono, secondo te, gli errori più ricorrenti della comunicazione scritta delle PMI?
Non ho dubbi: gli italiani nella scrittura professionale sono inutilmente ampollosi pensando di essere eleganti. Usano formule arcaiche e costrutti improbabili che farebbero ridere se pronunciati ad alta voce. Tanto siamo spigliati, coloriti, amichevoli quando parliamo e tanto diventiamo legnosi, contorti, barocchi appena mettiamo mano alla penna (o al computer). Molti pensano che se usano parole rare o costruzioni particolari con molte subordinate stanno scrivendo bene. In realtà stanno solo scrivendo difficile. E poi la ridondanza: troppi documenti, troppo logorroici. Se proprio non si riesce a rinunciare allo sbrodolamento, consiglio di iniziare subito il testo con la comunicazione più importante (quella che ci ha spinto a scrivere), così se l’interlocutore si arrende anzitempo avrà letto le cose più importanti per noi.
Come si scelgono le giuste parole e, soprattutto, come si fa a capire se sono quelle giuste per davvero?
Le parole giuste sono quelle necessarie, cioè quelle che definiscono esattamente il contenuto e che non potrebbero essere surrogate da sinonimi o soppiantate in maniera più efficace da perifrasi. Sono anche le parole giuste al posto giusto, perché una sequenza scorretta può dar luogo a frasi involontariamente comiche: «Appello per il disarmo del Papa», come titolò un giornale, mi richiama non un messaggio pacifista dal Vaticano ma l’immagine delle guardie svizzere che saltano addosso al pontefice per togliergli di mano l’alabarda.
[per continuare, clicca QUI]