Amici imprenditori e manager, vorrei iniziare con una metafora che penso possa esservi utile. Vorrei parlarvi dei Direttori d’Orchestra. Il direttore ha innanzitutto un ruolo interpretativo. Fa le scelte musicali fondamentali (andamento, tempo, dinamiche) ed è d’aiuto per la coordinazione dei musicisti durante le prove e la performance, indicando il tempo e gli ingressi delle voci.
Il suo ruolo, quello che vediamo durante i concerti di musica classica, è in realtà una presenza primariamente formale, una figura che affonda le radici nella tradizione. Ma non considerate irrilevante il suo compito. Quello a cui assistiamo durante un concerto è proprio il risultato del lavoro di un team. Possiamo pensare al direttore d’orchestra come un regista che controlla un film, magari dirigendo la sceneggiatura di un altro, ma facendo comunque sua l’opera al termine dell’esecuzione.
Il direttore regola i ritmi, i tempi, le dinamiche, gli accenti e gli ingressi degli strumenti presenti nell’esecuzione musicale. È probabilmente superfluo il suo gesticolare durante la performance, anche perché il musicista legge la partitura e non può tenere gli occhi puntati sulle sue movenze, ma, anche se formale, la sua presenza cattura di tanto in tanto l’attenzione del musicista, magari anche solo con un’espressione, un segno della mano, un po’ come l’attore teatrale cerca lo sguardo del regista dietro le quinte.
Inoltre, è un punto focale. La sua figura dà allo spettatore la possibilità di coinvolgersi ulteriormente con l’esibizione dell’orchestra che, altrimenti, sembrerebbe un corpo con tante braccia ma privo di testa.
Cosa distingue un bravo direttore d’orchestra da uno mediocre?
I direttori vengono giudicati per quanto riescono a produrre in un’ora o due sul palco. Vengono ben pagati per far roteare un bastoncino e sono gli unici sul palco a non produrre musica. Indossano abiti costosi, fanno gesti drammatici e, se sono bravi, ricevono ovazioni.
Ma, in realtà, nessuna di queste cose rende grande un direttore d’orchestra. Ciò che li rende grandi è ciò che non vediamo:
- I direttori stabiliscono l’ordine del giorno
- Hanno studiato, conoscono la musica, sanno come è stata interpretata e come è da interpretare adesso. Insomma, hanno “fatto i compiti a casa”, hanno capito cosa è accaduto finora e cosa dovrà succedere poi
- Hanno meno potere di quanto sembri (non possono suonare al posto dei musicisti). Quindi usano la loro posizione per indirizzare, non per fare
- Lavorano per creare la cultura di un’organizzazione. Amplificano lo spirito di corpo di alcuni, e, nel mentre, smorzano gli arroganti e stimolano gli scettici. Trasformano un sacco di “io” in un “noi”. Al contempo, capiscono su quali solisti concentrarsi e quando
- Qualsiasi sia l’umore della giornata, si presentano puntuali alle prove, portando sotto braccio un programma e un percorso da seguire
- Sviluppano un loro punto di vista. E lo bilanciano con quelli degli ascoltatori, dei finanziatori e dei musicisti
- Danno continuità al ruolo, spesso per decenni
E tutto questo lavoro avviene ben prima di andare in scena. È una forma di leadership che si sviluppa soprattutto in privato. Solo che ogni tanto si palesa anche in pubblico.
Sareste buoni direttori d’orchestra?
Un imprenditore a capo di un’azienda può, infatti, gestire il proprio lavoro secondo la logica del “one-man-show”, ricoprendo il ruolo di manager o leader o ogni altro ruolo (secondo il grado di sviluppo della società). Tuttavia, quando l’azienda avrà raggiunto dimensioni importanti e sarà quindi “adulta”, dovrebbe porsi come obiettivo quello di diventarne il leader.
Invece, i manager, anche esperti, si focalizzano principalmente su mansioni e compiti del quotidiano. I manager operano sulle azioni da realizzare per far sì che l’attività proceda correttamente: si assicurano che un progetto proceda secondo i piani, confrontano proposte dai fornitori, si accertano che ogni settimana il team commerciale porti a conclusione affari.
Un leader sa adunare le persone attorno alla propria “vision”, sa aiutare ciascuno a comprendere l’importanza del proprio ruolo all’interno dell’organizzazione, sa motivarlo a raggiungere i propri obiettivi. Si tratta quindi di figure di Coach (o Mentor) che non perdono tempo cercando di evidenziare sé stessi, ma piuttosto attribuiscono ad altri il merito dei traguardi (aziendali) raggiunti.
Sono i leader e non i manager a determinare i cambiamenti all’interno di una società, riflettendo sui rischi e sui riconoscimenti e facendo da monito e guida sui valori dell’azienda.
Il 99% del lavoro direttivo avviene dietro le quinte
Non so se voi siete più manager o più leader. Ricordate però la cosa più importante: il 99% del lavoro direttivo avviene dietro le quinte. Un’ora di show è la punta di un iceberg di molti, talvolta faticosi, mesi di preparazione. E voi, come lavorate dietro le quinte? Avete creato un gruppo armonico di lavoro? Questi musicisti potrebbero fare senza di voi, una volta dato lo spartito e fatte le prove? Ne vogliamo parlare? Scrivetemi pure!
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