Ho appena finito di guardare il report “2015 Global Connectivity Index” (GCI) di Huawei che analizza cinquanta economie mondiali in termini di connettività disponibile, utilizzo delle telecomunicazioni e trend di trasformazione digitale, fornendo un chiaro indicatore su quali paesi siano più pronti per lo sviluppo e la crescita, oltre a costituire un riferimento per la pianificazione IT delle imprese e dei governi che vogliano abbracciare i trend più recenti dell’economia digitale. Quest’ultima edizione del GCI offre un quadro davvero completo e avanzato, oltre che una robusta metodologia di analisi. Ciò che contraddistingue questo documento rispetto ad altri è però una definizione più ampia di “connettività”, che comprende certamente gli elementi di base dell’infrastruttura informatica e di telecomunicazioni (reti, sistemi di calcolo e storage …), ma anche gli elementi non infrastrutturali, ma comunque fondativi, di una economia digitale, come la domanda di servizi e le attività di e-commerce. Lo scopo di indici di questo tipo è anche quello di aiutare a prevedere le tendenze, ed è ormai sempre più chiaro a tutti che l’internet degli Oggetti (detto anche “Internet of Things” o IoT) sta apprestandosi ad avere un grande impatto sull’economia e sulla vita di tutti noi nel corso dei prossimi anni. La caduta libera dei costi per la costruzione e la messa in funzione delle future piattaforme IoT potranno quindi creare un contesto di innovazione come non lo abbiamo mai visto prima, oltre che opportunità di crescita economica per i paesi che sapranno sfruttarlo. L’Italia purtroppo si colloca solo al 18simo posto in questa classifica per nazioni, sia pur con potenzialità di crescita grazie allo sviluppo di progetti a banda larga (45% di utenti mobile broadband) e alla elevata penetrazione di smartphone (73%). Tra le sfide per l’Italia (che diventano quindi opportunità da sfruttare per migliorare la situazione esistente), il report segnala la necessità di ampliare ancora la banda, sfruttando l’infrastruttura di rete esistente, ma anche il potenziamento dell’e-commerce. Inoltre, l’adozione del cloud e di data center in tutta la nazione italiana “potrebbe attirare partner ICT e sviluppatori per assicurare la diversificazione delle diverse attività”.
A parte le considerazioni sull’Italia (che purtroppo naviga un po’ sempre in retroguardia), mi interessa qui evidenziare un paio di concetti legati all’IoT offerti dal report:
• Il costo dei sensori dell’Internet degli Oggetti è previsto dimezzarsi in 10 anni (2015-2025).
• E in questi stessi 10 anni, il rapporto prezzo/prestazioni della capacità di elaborazione in ambito IoT migliorerà di settanta volte
Guardando a questi nuovi paradigmi con pragmatismo ed ottimismo, se inseriremo sensori nei futuri prodotti di qualsiasi tipo (che diventeranno quindi naturalmente “intelligenti e connessi”), una nuova rivoluzione industriale si renderà possibile. Questa infrastruttura iperconnessa sarà capace di collezionare tantissimi dati e consentirà analisi basate su informazioni davvero reali. Queste analisi potranno percorrere la filiera informativa al suo completo: dalla progettazione alla produzione, dalla distribuzione al consumo. Di conseguenza, l’Internet degli Oggetti permetterà processi produttivi migliori e consentirà di ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili, offrirà maggiore affidabilità e i prodotti saranno dotati di capacità nuove e implementabili più rapidamente.
Anche la commercializzazione e i servizi post-vendita potranno cambiare, guidati da queste capacità di analisi. Il più grande cambiamento comportato dall’IoT sarà costituito dal massiccio aumento del numero di interazioni con i clienti. Guardando ai principali settori dove l’IoT potrà essere di impatto, si prevede che circa il 55% dei casi d’uso dell’Internet degli Oggetti verrà dal fronte business, attraverso fenomeni quali le fabbriche intelligenti, le “smart city”, le utility (elettricità, gas …) intelligenti. Gli investimenti necessari verranno quindi ammortizzati tramite incrementi di produttività, una migliore gestione del patrimonio (evitando gli sprechi e lavorando “just in time”) e dal vantaggio competitivo offerto dal poter proporre prodotti più “smart”. L’IoT rivolto ai consumer (che quindi costituirà il rimanente 45% della torta) si dispiegherà invece attraverso la realizzazione di abitazioni intelligenti, nuovi stili di vita “smart” (soprattutto con meno sprechi), “smart car” (che consumeranno meno e si romperanno meno, essendo meglio gestite) e quindi si tenderà a migliorare la nostra qualità della vita e la sua sostenibilità all’interno di un “ecosistema mondo”.
La condizione principale perché tutto ciò sia possibile è ovviamente la connettività Internet a banda larga, la quale dovrà diventare così onnipresente e diffusa da permettere che, nel 2025, i sensori vengano collegati alla rete a un ritmo di quasi 2 milioni di nuovi dispositivi ogni ora, cioè quasi 48 milioni al giorno, oltre 300 milioni alla settimana, oltre 15 miliardi all’anno! Quindi, entro il 2025, il numero di dispositivi dell’Internet degli Oggetti installati, collegati e gestiti, raggiungerà probabilmente i 100 miliardi (corrispondenti una quindicina di sensori per individuo …), in crescita dal numero già enorme di 35 miliardi previsti per il 2020!
E questo come tocca noi dell’IT e del canale? Come ormai ben sappiamo, Mobile, Cloud e IoT sono le tecnologie più potenti che alimentano la “rivoluzione digitale” e ne vediamo tutti i giorni gli effetti sul nostro modo di vivere, lavorare ed interagire. Grazie a tablet e smartphone, abbiamo accesso in qualsiasi ora e luogo a dati e informazioni in qualità di clienti, dipendenti, consumatori o cittadini. Il Cloud consente già oggi una completa virtualizzazione e scalabilità delle infrastrutture e servizi. Come abbiamo visto, l’Internet delle cose consentirà quindi di connettere alla rete potenzialmente qualsiasi tipo di oggetto: automobili, sensori ambientali, telecamere, elettrodomestici, impianti industriali, etichette intelligenti. Per le aziende, l’unione di Mobile, Cloud e IoT costituirà quindi un’incredibile occasione per creare nuove opportunità di business a costo contenuto e con un potenziale enorme. Ad esempio potremo inserire sensori a basso costo collegati a Internet nei prodotti e offrire ai clienti una App per il loro controllo, il tutto supportato da un’infrastruttura Cloud scalabile. Oppure vendere servizi attraverso una App mobile in grado di riconoscere chi è il cliente, dove si trova, di cosa ha bisogno.
Vi è quindi chiaro quanto è grande il business connesso all’IoT? Forse sì, ma chi se ne occuperà? Quanti e quali dei dispositivi non tradizionali verranno gestiti dall’IT in azienda? Chi sarà il referente per l’IoT nelle aziende? Come cambierà il ruolo del canale? Non è facile da predire, però mi sembra improbabile che si possa assistere passivi ad una tale rivoluzione. Siamo pronti? Siamo caldi?
PS: Vuoi leggere sul tema IOT sul mio blog? Ecco qui!