In una società sempre più ricca di messaggi e caratterizzata da interazioni sempre più estemporanee, è necessario, più che essere brevi, riuscire a essere incisivi
Amici del canale, recentemente si sente sempre più parlare di “Less is more” (vale a dire “meno è più” ovvero “meno è meglio”). Questa è un’espressione adoperata inizialmente dal poeta inglese Robert Browning, nel 1855, in un monologo intitolato Andrea del Sarto (“Well, less is more, Lucrezia”) e diventata celebre grazie a uno dei massimi architetti contemporanei, il tedesco Ludwig Mies van der Rohe. “Less is more”, infatti, sintetizza la poetica di questo maestro dell’architettura: un minimalismo formale cui giungere attraverso un lavoro di sottrazione in un processo creativo di ricerca della semplicità. Come l’essenza vera della costruzione architettonica può emergere ed essere esaltata da un utilizzo di linee, colori e materiali improntato a rigore, parsimonia e coerenza, così, anche a livello esistenziale, il richiamo a valori come semplicità, sobrietà, linearità, essenzialità, eleganza, sostanza può aggiungere qualità alla nostra vita. Per aggiungere qualità, insomma, a volte occorre saper sottrarre quantità. Il rapporto qualità/quantità diventa quindi sempre più “denso”.
E questo principio può valere in architettura così come nella vita. Ho letto di personaggi celebri che si sono lamentati perché un giornalista ha stravolto una loro intervista, trasformando due dozzine di frasi inviate via email in un paio di paragrafi e alterando così sia il messaggio, sia il modo in cui era trasmesso. Magari una cosa del genere poteva avere senso quando i giornali dovevano rispettare determinati limiti di spazio, ma quell’intervista era per un articolo online. Perché rendere le cose più corte del necessario se non si sta pagando la carta? Perché tagliare e assemblare un podcast o una conversazione in modo che non superi un certo tempo? Su Internet non si corre certo il rischio di esaurire le bobine di nastro!
La risposta è che il nostro tempo utile e a disposizione è sempre più breve (o, almeno, lo percepiamo come tale) e soprattutto lo è la nostra attenzione. L’attenzione è il bene più prezioso del mondo. Per dirla con Luis Ansa, “Nell’universo dove noi viviamo tutto si traduce in una lotta senza pietà di energie intorno all’attenzione umana”. L’esperienza della vita quotidiana ci dice che le persone desiderano sempre l’attenzione altrui. Essere al centro dell’attenzione dell’altro, catturare la sua attenzione, avere le sue attenzioni, ecco intorno a cosa si gioca la vita delle persone. E per ottenere ciò si è disposti praticamente a tutto. Le energie che vengono impiegate in questo gioco sono enormi e le dinamiche che si attivano sono sottili e talora perverse. Parlando di comunicazione B2B e B2C, siamo passati dai libri ai post, poi ai tweet e infine ai Like. Insomma, i nostri messaggi sono sempre più brevi, le nostre interazioni sempre più nevrotiche, sempre più effimere e sempre più alla ricerca della (scarsa) attenzione altrui. In un mondo con infinite possibilità di scelta, dove c’è sempre qualcosa di altro, forse di meglio e di più urgente a portata di clic, si cade nella tentazione di optare per la soluzione più breve e più immediata.
In realtà, se si vuole fare davvero la differenza (invece di limitarsi ad attrarre un pubblico temporaneo), quello che conta non è la brevità, ma la specificità, la “densità”. La densità è difficile da creare. Si tratta di eliminare tutto ciò che non è necessario, andare dritti al punto, creare un impatto. Troppo e si diventa noiosi, troppo poco e si diventa criptici.
Il problema non è comunque la lunghezza, ma la noiosità. Chi è interessato vi seguirà. Chi invece non lo è, non è comunque importante per voi. O voi non siete importanti per loro. La formula magica è semplice: suscitare interesse ed essere incisivi. Potete parlare anche per due ore di fila se siete in grado di soddisfare un tale principio. E se non ci riuscite, allora “Less is More”: rendete le cose più brevi!
PS: e in ogni caso questo articolo è breve (circa 700 parole) appunto perché “Less is More”!
PS2: E tu, stai facendo marketing e comunicazione col concetto del LESS is MORE?