Negli ultimi tempi si è parlato parecchio di ChatGPT e il suo utilizzo sembra poter diventare sempre più rilevante in un mondo dove velocità ed efficienza sono le regole del gioco. È importante però cercare di capire quale reale impatto questa novità può avere sulla nostra vita (lavorativa e non) di tutti i giorni.
Cos’è ChatGPT, in concreto
ChatGPT è un modello linguistico di grandi dimensioni sviluppato da OpenAI che utilizza l’intelligenza artificiale (AI) per rispondere alle domande degli utenti in modo (ogni giorno sempre più) chiaro e preciso:
- ChatGPT fornisce risposte (ragionevolmente, e, in prospettiva, sempre più, vedi la recente GPT-4) adeguate in tempo reale: gli utenti possono ottenere le informazioni di cui necessitano in pochi secondi il che è particolarmente utile per aziende che cerchino di migliorare l’efficienza dei processi e necessitino di supporto per offrire un servizio clienti di qualità. Ad esempio, un’azienda che utilizzi ChatGPT potrà fornire risposte immediate a domande su prodotti o servizi, aumentando la soddisfazione e fidelizzazione del cliente
- ChatGPT comprende (ragionevolmente, e, in prospettiva, sempre più) il contesto della richiesta e fornisce risposte personalizzate: il modello afferra il significato delle domande fornendo risposte appropriate, il che è particolarmente utile per personalizzare l’interazione con il cliente. Un’azienda che utilizzi ChatGPT potrà rimodulate le sue risposte automatizzate in base alle preferenze del cliente o alle precedenti interazioni
- ChatGPT è (ragionevolmente, e, in prospettiva, sempre più) scalabile e può gestire un elevato volume di domande contemporanee: le aziende possono utilizzarlo per gestire forti carichi di lavoro senza accrescere a dismisura il team o investire in tecnologia proprietaria, con risparmio di tempo e denaro e fornendo un servizio standard di buona qualità
- ChatGPT è in costante evoluzione e miglioramento: OpenAI ci informa che ChatGPT è ancora in beta e che continua a lavorare per migliorare il modello e aumentarne la precisione. Le aziende possono quindi ragionevolmente attendersi significativi miglioramenti nel tempo. Ogni volta che accedete a ChatGPT, guardate la data di rilascio: normalmente ci sono 1 o 2 aggiornamenti al mese
E se ChatGPT sbaglia?
Qualcuno, scherzando ma non troppo, sostiene che, per porre termine alle sofferenza nel mondo, basterebbe organizzare un webinar sull’intelligenza artificiale in cui si parlerà di ChatGPT che risponderà a domande sull’intelligenza artificiale in un loop infinito che porterà all’implosione dell’universo a noi conosciuto.
Ok, è uno scherzo. Però il clamore che lo strumento, con la sua presunta onnipotenza, ha generato è stato forte. Qualcun altro ha però fatto notare che diverse risposte non erano perfette. L’esperto di turno ha trovato con facilità dei difetti. È ovvio. Parliamo di un software. Di un database grandissimo ma non infinito. Aggiornato, ma non in tempo reale. Anche Michael Jordan, nella sua carriera, avrà sbagliato una schiacciata, anche Cristiano Ronaldo avrà sbagliato un goal a porta vuota. È facile far produrre a ChatGPT un saggio o una canzone che contenga difetti ed errori. È assai probabile che un essere umano esperto e competente possa creare qualcosa di più utile o ispirato o geniale di quanto possa fare un computer.
Ma il vero impatto dell’AI non sarà nelle eccellenze. Sarà piuttosto nelle situazioni medie e normali. ChatGPT (oggi o come sarà domani o quello che verrà dopo di essa) sarà capace, se ben addestrata, di fare meglio dell’essere umano medio. E lo farà regolarmente e costantemente. ChatGPT non si stancherà. Ogni giorno migliorerà mentre io che scrivo sto progressivamente peggiorando. Se il cervello umano perde il 5-10% delle sue cellule ogni decade a partire dai 40 anni, se arriverò a 90 anni, il mio cervello avrà perso fino al 30% delle cellule. L’AI, invece, sarà, per allora, immensamente migliorata e il suo numero di cellule cerebrali sarà aumentato di qualche ordine di grandezza.
ChatGPT (o chi per essa; è il concetto che conta) sarà inoltre sempre presente intorno a noi. Il suo impatto sarà diffuso, economico e virale:
- Cercherete qualcosa e la pagina Wikipedia si scriverà apposta per voi
- Ingaggerete l’AI in un brainstorming su un problema e otterrete una dozzina di varianti alla soluzione
- Premerete un pulsante sul frigorifero (o in una app) e guarderete ricette che utilizzano solo ciò che avete a disposizione in quel momento
ChatGPT è il nuovo Google?
Oggi siamo circondati da Google in tutte le sue forme. Chi non ha il senso dell’orientamento o non sa leggere una cartina sarebbe perso senza Google Maps che ci parla e ci guida. E quasi tutti i siti, incluso il mio, integrano Google Maps. E poi c’è Google Search. E Google Lens. E tanti altri servizi Google.
ChatGPT diventerà presto a pagamento, come è normale che sia in logica freemium. Però le interfacce di Google (il riquadro di Search) o di ChatGPT (l’app di chat) non sono il vero prodotto. Le loro API (Application Program Interface: la possibilità per le applicazioni di accedere ai loro motori e database) lo sono. La chatbot di ChatGPT ha ben svolto il suo compito. Ha ispirato stupore, scherno e persino paura. Soprattutto, ha attirato l’attenzione. I titoloni in prima pagina, le storie di copertina e il passaparola hanno indotto tantissime persone a provarla, portando aziende e sviluppatori a chiedersi come avrebbero potuto utilizzare questa nuova tecnologia. Le API sono sempre state il punto. Per OpenAI con ChatGPT, la stragrande maggioranza dei profitti proverrà dagli sviluppatori di API (vedi l’integrazione nelle soluzioni Microsoft). L’app ChatGPT è solo la punta dell’iceberg, la via di accesso a un mondo sommerso che, in parte, fatichiamo ancora a immaginare.
Il segreto dell’AI? L’ubiquità!
Nei fantasy della Marvel, da decenni Iron Man interagisce a voce con il suo maggiordomo virtuale J.A.R.V.I.S. (Just A Rather Very Intelligent System) che gli risolve parecchi problemi. A breve lo faremo anche noi. Ovunque, sempre. L’ubiquità è il cambiamento silenzioso che non vediamo arrivare finché non è lì. L’AI è come una ninfea: cresce silenziosamente sott’acqua per settimane sviluppandosi per un metro o anche più. E poi, improvvisamente, un giorno emerge coprendo interamente la superficie dello stagno. Ieri non c’era (meglio: non era visibile), oggi copre tutto lo stagno. Chi aveva guardato sotto il pelo dell’acqua però l’aveva vista arrivare.
Siete pronti a ripensare i vostri processi in ottica AI? Grazie a questi nuovi strumenti, cosa potreste fare domattina di meglio? Di diverso? Di più? Con meno risorse? Con meno sforzo? Ne vogliamo parlare?
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